Gli altri si mettano il cuore in pace e facciano di tutto per farli crescere.
Pensavo di non avere certi pregiudizi, invece mi sono dovuto scontrare con la dura realtà. Anch’io sono caduto nella trappola di pensare che una persona giovane sia meno efficiente e competente di una persone più grande di età.
Il mio è stato un giudizio superficiale dato solo sulla base dell’aspetto e dell’età. Mi è capitato quando mi sono trovato davanti il tecnico che doveva verificare i requisiti della mia abitazione per l’allacciamento alla linea Internet. Era molto giovane e quindi il mio primo pensiero è stato:
“Se ci fossero dei problemi, sarebbe in grado di cavarsela?”.
Alla fine quei problemi non ci sono stati e il giovane tecnico è stato bravo e professionale, ma sono rimasto sorpreso, in negativo, da quel mio giudizio affrettato. Mi consideravo così aperto di vedute, e invece…
Sono stato anch’io giovane, come tutti, possibile che il passare degli anni abbia condizionato così tanto il mio punto di vista?
Probabilmente mi sono allineato al pensiero comune che dice “giovane = inesperto” e poco affidabile.
Qualche settimana fa ho ascoltato Massimo Temporelli parlare di ‘fottuti geni’ e ricordare come le più grandi scoperte scientifiche della storia dell’uomo siano state fatte in giovane età, prima dei 27 anni.
Gli esempi sono diversi, in Italia e all’estero: da Enrico Fermi a Charles Darwin fino ad Isaac Newton e molto altri, soprattutto nel campo del business e della cosiddetta new economy. È una statistica, un dato inconfutabile, non un’opinione.
Eccezioni, si potrebbe pensare, ma non è così, il cervello è più fertile in giovane età, poi molte connessioni si spengono, le perdiamo, già dopo i trent’anni.
Se la storia dice questo, cos’è allora che mina la fiducia nei confronti dei giovani? Nel nostro paese questo sembra un problema cronico e i motivi sono probabilmente tanti. Proviamo però ad accettare questa cosa come un dato di fatto, soprattutto nel campo delle idee e della creatività: i giovani sono più bravi.
Oltre alla creatività, penso alla facilità con cui i giovani di oggi possono affrontare e trattare temi come le discriminazioni. I ventenni sono nati e cresciuti in una società in cui certi argomenti hanno sempre maggiore importanza e rilevanza e in cui aumenta la sensibilità verso certi problemi.
Lo stesso vale per la tecnologia: oggi parliamo di ‘nativi digitali’, io invece ho giocato con i videogame che si caricavano da audiocassette a nastro…
Preso atto di quello che dice la storia, la morale è che anche la mia generazione, quella degli over 45 (non siamo ancora così vecchi, dai!) dovrebbe mettersi disposizione dei giovani, con l’esperienza, intesa come insieme di competenze professionali e personali, per assecondare il loro talento e creare il contesto ideale in cui farlo sbocciare.
Non si tratta di altruismo ma di un modo per mettere le risorse al servizio delle nuove idee. Forse è così che possiamo veramente innescare un circolo virtuoso e cambiare le cose, in meglio.
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