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_ Click o secondi? Il valore del tempo nel web marketing

Esiste un mondo parallelo al nostro, quello da cui entriamo grazie a Internet e attraverso lo smartphone, in particolare.

Dopo l’abbuffata della quarantena, qual è ora il nostro rapporto con Internet? Torneremo a passarci un quarto della nostra giornata, come succedeva prima del Covid-19?

La rete è stato il nostro salvagente nei due mesi del lockdown, e continua a esserlo per molti di noi che lavorano in remoto o in smart working. Di che tipo è, oggi, la relazione col nostro smartphone, di rigetto da indigestione o di ritorno alla normalità?

Mi faccio questa domanda dopo aver letto un dato interessante pre-Covid, fonte Deloitte (2019): i due terzi degli intervistati in questa ricerca, tutti adulti degli Stati Uniti, dichiaravano di “cercare di limitare l’uso personale degli smartphone”, con un netto aumento rispetto all’anno precedente.

Un altro risultato della stessa ricerca mostrava come il tempo trascorso ogni giorno sui social media sembrava aver raggiunto un limite che da tre anni non veniva più superato.

Possiamo considerare questo un piccolo segnale?

Ok, si parla del 2019, sono gli Stati Uniti e non l’Italia… Però è sempre agli Usa che guardiamo quando si parla di tendenza, perciò qualcosa vorrà pur dire.

Se restiamo in casa nostra, possiamo trovare un altro indizio: secondo un’altra ricerca, tra i temi di cui gli italiani si preoccupano di più quando sono online c’è anche l’utilizzo di sistemi/app per il tracciamento dello “screen time” sui dispositivi mobili.

Saranno i genitori che si preoccupano di quanto tempo passano i figli attaccati ai telefonini, ma è probabile che ci siano anche molte persone che cercano di limitare il tempo che passano online per dedicarlo ad altro (e ad altri).

Durante la quarantena abbiamo scoperto quanto ci sia di buono nella tecnologia. Invece di usarla per cazzeggiare e basta, abbiamo capito quanto ci può essere utile per fare le cose importanti: comunicare con i nostri cari, lavorare, fare la spesa, studiare… E magari farci risparmiare del tempo prezioso.

Quanto vale il nostro tempo?

Dopo aver avuto un periodo per riflettere, forse ci siamo resi veramente conto di quanto valga il nostro tempo, quello speso nella vita reale, non virtuale.

“Il tempo è una proprietà che si riferisce esclusivamente all’universo che Dio ha creato. E presumibilmente, quando lo creò, Egli sapeva ciò che voleva fare!” -Stephen Hawking

Forse, passare un quarto della nostra giornata con la testa china sullo smartphone è qualcosa che non va bene e che vogliamo cambiare.

Il podcast ‘Equlibrio Digitale’, già tre anni fa, aveva iniziato a parlare di come usare la tecnologia senza diventarne schiavi.

“Smartphone, email, social media, app sono strumenti che possono aiutarci a vivere meglio, a farci stare persino più in salute, purché li usiamo e non ci facciamo usare” dice la descrizione del podcast di Luca Conti.

Da qui, nasce una riflessione che riguarda il tempo, quello di ognuno di noi, e del valore che ha per chi si occupa di comunicazione e web marketing. Perché si parla tanto del valore dei dati, dell’importanza dei Big Data, ma alla fine quello che tutti i comunicatori vogliono è catturare la nostra attenzione, qualche minuto della nostra vista.

Dai click ai secondi: come cambia il web marketing?

Di recente, ho letto che l’algoritmo di Linkedin ha cominciato a favorire i contenuti su cui si passa più tempo all’interno della sua piattaforma. Un occhio di riguardo a chi si ferma a ‘consumare’, quindi, al tempo trascorso come indice di qualità (=capacità di conquistare la nostra attenzione) di quello che si sta leggendo o guardando.

Anche Medium, nel suo piano di remunerazione degli editor che contribuiscono a popolare di contenuti il sito, ha iniziato a dare meno importanza ai suoi caratteristici ‘claps’, gli applausi virtuali concessi per manifestare il proprio apprezzamento, e di più al tempo spesso sui propri articoli.

Se in effetti sta aumentando la consapevolezza di quanto tempo lo smarphone e Internet stanno ‘rubando’ alla nostra vita, allora dobbiamo riconsiderare il mondo in cui vengono pensate le strategie di web marketing. Meno tempo speso online, vuol dire minore possibilità che i contenuti siano letti o che la pubblicità siano viste.

Tutto diventerà ancora più selettivo, l’asticella della creatività dovrà salire ulteriormente per riuscire a catturare fiducia e attenzione di navigatori sempre meno disposti a sprecare il proprio tempo.

Sarà la fine di tutto ciò che è autoreferenziale, al centro della produzione dei contenuti dovranno averci sempre di più le persone.

Guadagnarsi un lead costerà molta fatica e bisognerà mantenere le aspettative, perché chiedere a una persona di spostarsi sulla propria pagina di atterraggio dovrà valerne la pena.

Mauro Carturan

Mauro Carturan

Content Manager, papà e idealista. Provo a dare il mio contributo per un mondo migliore.