Un campo globale in cui l’Italia è all’avanguardia, composto da una tessuto di imprese di alto livello, forti nella tecnologia e nella creatività che contraddistinguono il “made in Italy”.
Nella serata del 2 dicembre di Singularity University Chapter Legnano, vi abbiamo presentato diverse realtà italiane e le loro capacità innovative in questo settore sempre più centrale nelle politiche industriali di tutto il mondo.
Abbiamo anche messo in luce quali sono i valori e le esperienze umane relative alle missioni spaziali per capire la sostenibilità e l’approccio sul futuro di questa conquista.
Francesca Porzio (Ambassador del Chapter di SingularityU Legnano) ha presentato la serata invitando a questa riflessione:
“Perché alzare gli occhi al cielo e investire tempo e denaro per sviluppare questo settore di tecnologie, quando in realtà sulla terra abbiamo molte questioni irrisolte?”
Francesca ci segnala una risposta offerta da un documento pubblicato recentemente dal MISE nel quale ci spiega come le tecnologie innovative legate allo spazio forniscano le basi per affrontare molte nostre sfide quotidiane.
Oggi non solo i satelliti ci portano alla scoperta dei misteri dell’universo, ma ci aiutano anche qui sulla Terra. Riceviamo dati essenziali per gestire meglio l’agricoltura, controllare il meteo, migliorare le telecomunicazioni, fare le geolocalizzazioni anche nella prevenzione e gestione delle emergenze.
Per esplorare nel vivo il programma dell’evento ci guida Egidio Alagia (componente del Leadership team di SingularityU Legnano).
L’esplorazione del tema l’abbiamo suddivisa in due punti di vista:
Partiamo con una realtà del nostro territorio, per la precisione CBS compositi avanzati di Magnago (MI). A presentarla è un imprenditore di seconda generazione, Stefano Peroni, guidato dalla passione e dagli insegnamenti del padre Luigi, fondatore dell’azienda nel 1989, con un’esperienza alle spalle nel campo della promozione della fibra di carbonio.
CBS inizia con una collaborazione con la Formula 1, producendone i primi particolati. Si intensificano le collaborazioni anche nel settore GT auto, anche sotto l’aspetto dell’estetica.
Nel 1997 con le prime certificazioni e la vicinanza ad altre realtà dell’Alto Milanese aumenta la richiesta dei compositi, anche nel mondo dell’aeronautica.
Dalle tecnologie per la strada e per i cieli si passa nel 2005 al settore Aerospaziale, con i primi pannelli piani che fungono da substrato nei pannelli solari montati sui satelliti. L’azienda cresce e prosegue coltivando e investendo in nuovi progetti ben più complessi.
L’esperienza nei diversi settori ha permesso di risolvere le maggiori complessità, e dalla produzione dei pannelli piani ci si è allargati alla fabbricazione di veri blocchi di satelliti.
Le proprietà del carbonio sono molto interessanti in questo settore, per la leggerezza, resistenza e per il coefficiente di idratazione prossimo allo zero. Esiste ancora un po’ di diffidenza su questo materiale perché la sua conoscenza non è così approfondita.
Dalla lavorazione artigianale del mondo dei laminati al settore delle lenti ottiche. Giuseppe Cilia, fondatore dell’azienda dal 1985, ci ha presentato la Optec S.p.A di Parabiago (MI), azienda di riferimento nel settore ottico, opto-elettronico e opto-meccanico, in Europa e nel mondo.
Optec è nata per l’applicazione nel campo della medicina, radiologia e chirurgia.
L’evoluzione delle tecnologie ottiche e la capacità di integrare parti elettroniche e meccaniche, ha portato a progettare e produrre strumenti usati in diversi campi (sistemi di sorveglianza di sicurezza, controllo di ispezioni di progetti, stampa di banconote e sistemi laser di alta potenza). Optec è riuscita così a differenziare i mercati spingendosi anche nel campo Aereospaziale.
La produzione parte da una progettazione ben studiata fino alla consegna del prodotto finito di: telescopi con alte prestazioni ottiche (progetto NEMO con telecamera a sei colori), polarimetri, sistemi ottici complessi, prismi, sistemi di laboratorio per il collaudo degli spettroscopi e sistemi multispettrali per lo spazio.
Questa intera avanguardia tecnologica proposta è tutta “Made in Italy”.
In conclusione all’intervento, Egidio Alagia riflette sull’importanza della connettività nel territorio sia sul piano produttivo che formativo, quest’ultimo non sempre un punto di forza delle aziende italiane.
Cilia conferma che la sinergia e la collaborazione sono punti in comune dell’attività di studio, ricerca e produzione e che permettono di superare diverse barriere. La possibilità della connessione e interscambio hanno portato a migliorare le tecnologie e il piano di formazione, consentendo alle nuove leve di migliorarsi giorno dopo giorno.
Il terzo ospite delle serata è Cristina Leone, responsabile Projects, Grants and Agencies nell’ambito della Direzione Tecnica ed Innovazione di Leonardo. È Presidente del CTNA, Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio dal 1996.
In collegamento da Roma, ci fa entrare nel vivo della Space Economy.
Che cos’è il mercato dello spazio in Italia oggi?
Il CTNA è un polo di innovazione riconosciuto dal Ministero della Ricerca come interlocutore privilegiato per il mondo dell’aeronautica e dello spazio, comprensivo di dodici distretti tecnologici.
Il settore dello spazio conta di 250 aziende italiane di cui circa 150 sono il core business, con un totale di fatturato del 2018 di 1,6 miliardi di euro (un settore assolutamente importante).
Ultimamente c’è stata una spinta molto importante legata alla Space Economy. Ma che cosa è?
Essendo lo spazio un settore ad alta intensità di investimenti, occorre capire quali sono le ricadute dello spazio per i cittadini e sul mondo di tutti i giorni. Ad esempio i dispositivi elettronici, le nano tecnologie, i big data spaziali, sono nati nel contesto spaziale e sono diventate parte del mondo quotidiano.
I sistemi di stabilizzazione per il lancio dei satelliti, oggi sono utilizzati come sistema di protezione degli edifici contro i terremoti; i sistemi laser per il tracciamento dei ghiacciai su Marte, oggi sono utilizzati nel campo dell’archeologia.
Il percorso della Space Economy nasce negli anni ’60 quando Stati Uniti e Russia avevano deciso di inserire lo spazio come obiettivo per dimostrare di essere una superpotenza.
Oggi la Space Economy nel mondo vale 400 miliardi di dollari, nei prossimi anni si pensa che arriverà a mille miliardi di dollari. Quindi è assolutamente un’opportunità di business anche per molti miliardari privati.
Molti non sanno che anche in periodo di Covid-19, lo spazio è stato sfruttato. Le agenzie spaziali nazionali e anche la commissione europea hanno lanciato tante iniziative sull’utilizzo dei dati spaziali per il Covid. L’azienda GEOS, ha vinto un progetto monitorando dati da satellite su come è cambiato il mondo logistico nei porti per il trasporto merci. Si è riusciti ad analizzare e a capire quale è stato l’impatto economico andando a confrontare i dati dello scorso anno.
Tutto ciò è molto utile per il monitoraggio degli edifici, possiamo controllare negli anni che cosa succede nel tempo. Il mondo della Space Economy si è sviluppato in parallelo al mondo dell’IT, essendo capaci di gestire e analizzare numerosissimi dati raccolti.
Questa è una parte della Space economy, ovvero il punto di vista dall’alto che guarda la terra.
Manca tutto ciò che si fa in orbita. Ad esempio il viaggio per tornare sulla luna. Legato non solo ad implicazioni di tipo scientifico, ma anche legata all’occupazione per andare ad abitare in diversi pianeti. Capire come è possibile vivere e coltivare in un ambiente di micro gravità.
Oggi una società privata sta pensando a una stazione spaziale commerciale. Quale è il business?
Per esempio, in una situazione di micro gravità è più semplice fare Bio printing 3D di tessuti e di organi. C’è quindi una apertura anche nel campo della ricerca medicale verso queste nuove frontiere.
Oppure vi è anche una facilità nel generare delle leghe, poiché sulla Terra con la gravità, la solidificazione avviene molto più velocemente. Si è studiato, inoltre, che i cristalli di proteine vengono generati molto più grandi e di qualità migliore. È un business guidato dal sistema governativo nazionale ed internazionale. L’Italia è stato il primo paese che ha proposto un piano di Space Economy, preso poi in esempio dagli altri Stati Europei. Un primo programma che è stato lanciato si chiama Italgo Starcom; è un satellite di comunicazione nazionale che è stato messo in ordine per generare servizi per la pubblica amministrazione. Un programma innovativo sostenuto anche dalle Regioni le quali hanno avuto consapevolezza di quanto sia importante lo spazio.
Questa è un’industria ad alta intensità di innovazione. Se si vuole raggiungere un determinato risultato bisogna investire sugli studi per avere le giuste competenze tecniche dei giovani che si avvicinano al mondo spaziale.
Un tema che sta molto a cuore a Cristina Leone è quello delle donne che vogliono inserirsi in questo settore. Ci sono troppi stereotipi che ci fanno immaginare che questo non sia un percorso per donne. Vogliamo lanciare un messaggio positivo e di stimolo per tutte le giovani ragazze.
Un altro spunto di riflessione riguarda quella che possiamo definire una sorta di ‘umanizzazione’ di tutto questa tecnologia.
Con l’avvento dell’automazione della robotica stanno tornando di moda facoltà umanistiche rivolte a professioni scientifiche, proprio perché ti permettono di vedere le cose da punti di vista differenti. Ci sarà sempre il bisogno della componente umana di creatività ed empatia anche nei settori come l’Euro space.
Paolo Castiglioni è Socio Fondatore e Presidente di Space Experience Association, un’Associazione di Ricerca e Sperimentazione Scientifica e Tecnologica, un’Organizzazione attiva in partnership con le maggiori agenzie spaziali ed ha già collaborato con oltre 50 space explorers. La sua mission è quella di favorire lo sviluppo, la divulgazione e l’applicazione della ricerca, il technology transfer e processi formativi per le aziende e le organizzazioni in genere che sentono il bisogno di continuare a superare limiti ed andare oltre.
Lo spazio? È un avamposto di sperimentazioni complesse, dove bisogna ricominciare da capo poiché le leggi sono totalmente differenti dalle nostre.
Mai come in questo momento ci troviamo ad avere a che fare con l’INDETERMINAZIONE. Chi si occupa di spazio in maniera coscienziosa (come disse Kennedy nel 1962) si deve focalizzare nel parlare di ognuno di noi, dell’intera umanità, una parte integrante di questo “equipaggio”.
Questo è uno scenario di assoluta realtà, un luogo dove è necessario aumentare la conoscenza, per superare dei limiti. Limiti che una volta venivano vissuti a livelli orizzontale, vedi le conquiste sulla Terra dell’ignoto. Il desiderio di esplorazione c’è sempre stato, oggi però ha una direzione verticale.
Se gli astronauti sono riusciti a compiere delle missioni, significa che hanno saputo vivere e sopravvivere a impulsi e velocità nuove (8 km al secondo) e a temperature che oscillano tra -50 °C e i +200°C. Ciò significa aver esaminato nel dettaglio delle situazioni per poter dare delle risposte preventive a condizioni di criticità.
Il 24 dicembre 1968 gli Stati Uniti, con la conquista della Luna Apollo 8 Earthrise, è stata diffusa una primissima immagine dalla Terra scattata dalla Luna. Quella foto riuscì a convincere l’umanità della bellezza e fragilità del nostro Pianeta. Guarda caso, proprio in quegli anni si organizzarono i primi movimenti a difesa dell’ambiente.
Esaminiamo la peculiarità dello spazio, con un documento: La Charta degli astronauti.
È un documento nascosto che raccoglie la storia dei nostri astronauti Europei, con la visione di sviluppare e sostenere l’esplorazione umana pacifica dello Spazio attraverso l’unità della diversità e condividere lo Spazio con la popolazione Europea.
Ecco quindi la Charta degli Astronauti che è stata ideata ripensando al possibile “acronimo” di SPACE, mediante una declinazione valoriale:
“Crediamo che l’esplorazione spaziale umana sia una scelta di speranza, da e per l’umanità. Sapientiariflette il nostro impegno di perseguire i nostri obiettivi per il progresso dell’umanità.
Speranza, parola che viene avvicinata al concetto di umanità. Speranza e Sapienza riportano a un universalismo antico. La sapienza alla quale ci richiamano gli astronauti è un qualcosa che ci consente di guardare “dentro” per andare “fuori”.
“Consideriamo la gente al primo posto in due modi.
Lo scopo delle missioni spaziali è quello di contribuire al miglioramento della vita dell’umanità intera e di coinvolgere ognuno perché sia possibile un’autentica e benefica evoluzione per gli abitanti della Terra.
“Riconosciamo che il volo spaziale è un’impresa pericolosa. Nell’accettare i rischi insiti nei viaggi spaziali lavoriamo per ridurli al minimo, quando possiamo. Audacia ci ricorda che i riconoscimenti saranno senza precedenti se avremo successo.”
Lo spazio rappresenta uno scenario ostile per l’uomo e allora occorre mettere in campo la volontà e la determinazione di affrontare limiti e rischi. Affrontare i pericoli in modo avventuroso, con positività. Ma anche con molta accortezza.
“Continuiamo l’esplorazione iniziata dai nostri antenati. Consci della nostra storia e delle nostre tradizioni, noi espandiamo l’esplorazione allo Spazio, trasferendo la nostra eredità culturale alle generazioni future.”
La storia ha definito la nostra cultura, le nostre tradizioni e quanto sia ricca la nostra eredità che seguitiamo a proporre, di generazione in generazione, affinché l’esplorazione extra-terrestre possa procedere nella direzione e nel rispetto di quanto conosciuto e condiviso a livello planetario.
“Riteniamo l’esplorazione una opportunità per scoprire, imparare e in fondo crescere. Siamo convinti che l’umanità debba abbracciare la sfida dell’esplorazione umana pacifica dello Spazio. Noi, astronauti Europei, siamo desiderosi di fare il primo passo.”
Nonostante le difficoltà logistiche, gli astronauti europei ne hanno compiuti di passi; in un contesto adatto alla sperimentazione, al modificare paradigmi e a compiere nuove esperienze ed opportunità.
Space Experience ha lavorato con 52 astronauti differenti.
Ha guardato sia al passato che al futuro; per andare nello spazio, agli astronauti serve tutto quello che abbiamo sulla Terra, beni essenziali e un luogo che ricongiunga le tante culture intorno a una mentalità spaziale, che vuol sempre dire ripartire da zero.
Se quindi riusciremo a sfuggire dalla troppa cristallizzata compartimentazione dei saperi, se riusciremo a trovare in qualche modo limiti alle presunzioni, ai preconcetti, ai pregiudizi, ma guarderemo la parte migliore di noi, allora sì che le collaborazioni diventeranno trasversali, totalizzanti e planetarie. Senza più guardare quelle che possono essere le bandiere e quelli che possono essere gli interessi, ma guardando alla vicenda planetaria.
È arrivato il momento più atteso. Paolo Castiglioni ci presenta in diretta da Washington l’astronauta Roberto Vittori, nonché pilota militare e astronauta.
Vittori può vantare tre missioni nello Spazio ed è oggi Generale di Brigata Aerea dell’Aeronautica Militare Italiana con incarichi speciali in campo aerospaziale. Una carriera costellata di successi in ogni ambito, che lo ha visto anche operare come pilota collaudatore e sperimentatore, oltre che come docente.
“Arriva il giorno del lancio e l’ascensore ti porta in cima al razzo alto 55 metri, a quel punto entri all’interno di questa capsula strettissima, tutta buia, con all’interno altri Cosmonauti. A un certo punto si connette la corrente al sistema e iniziano tutte le procedure verso il conto alla rovescia, che vivi in maniera particolare per la prima volta dopo mesi e anni di preparazione. Quando la porta si chiude, la missione è tua (perché fino al momento in cui non sei all’interno del razzo tu potresti essere sostituito dal tuo backup).”
“Accensione dei motori… E poi accade quello che mai avresti pensato potesse accadere; per passare dalla superficie terrestre allo Spazio sono 8 minuti e 40 secondi. Una sensazione molto particolare, a differenza se sei all’interno della navicella Soyuz o nello Shuttle. Nel primo caso non vedi nulla ma senti all’interno l’effetto accelerazione più che velocità; lo shuttle invece è un po’ ‘un aeroplano’, quindi quando sei seduto e appoggiato sulla schiena guardi verso l’alto.”
“Ècome vivere in un film, quando senti questa spinta enorme sulla schiena e vai verso l’alto con una velocità incredibile.Passi da 0 a 27.000 km all’ora, in otto in otto minuti e pochi secondi.”
“L’effetto incredibile poi quando i motori si spengono improvvisamente e tutto diventa silenzio e stai galleggiando tra il sedile e la cinghia. Il vero effetto lo puoi scoprire solo quando ti sleghi.
Vedi il tuo compagno di viaggio col viso rosso e un po’ gonfio. Siamo già arrivati in microgravità e non vi è addestramento che tenga per sapere in anticipo il modo in cui il fisico del singolo individuo possa reagire, bisogna solo essere pronti a risolvere qualsiasi reazione in tempo reale.”
Un racconto dettagliato ed emozionante raccontato dal nostro ospite d’eccezione, il quale ci ricorda i valori dettati dalla Charta degli Astronauti, ma anche il valore importante della famiglia.
Quando si è “galleggianti” con lo sguardo rivolto alla Terra, non si può pensare altro che al futuro. Si guarda la bellezza, l’effetto tridimensionale mozzafiato, i colori dei deserti, dei mari e delle montagne, e si pensa ai figli e alle future generazioni. Lo Spazio in effetti non è solamente bello e fine a sé stesso, ma è la salvezza dell’ecosistema terrestre; lo Spazio è l’opportunità.
Parlando dal lato della Space Economy, lo Spazio è considerato il prossimo settore in grado di superare il trilione. Ma non solo, in realtà oltre ad aumentare esponenzialmente la ricerca scientifica e tecnologica medica, esso diventa strumento di sicurezza e difesa.
Parallelamente c’è il filone della Space Economy dei privati, i quali oltre a farsi gara su chi è il più milionario, puntano pesantemente allo Spazio, dove le risorse sono infinite. Casualità?
Marco Potenzaè professore di Ottica presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano, dove svolge la propria attività di ricerca sullo sviluppo di strumentazione ottica innovativa.
Scopriamo come si studiano le proteine nello spazio e quali saranno le applicazioni sul nostro pianeta.
Quando si legge che qualcosa è stato scoperto per caso, in realtà molto spesso dietro a quel caso c’è qualcosa che non ha funzionato. Entra in gioco la capacità e l’arguzia di qualcuno che cerca di capire che cosa stesse andando diversamente dal solito. Ciò porta di solito alla scoperta, chiamata “scoperta per caso”.
Lo studio del progetto parte da un emerito professore di Amsterdam, il quale aveva proposto la realizzazione di alcuni esperimenti per lo studio di sospensioni liquide di particelle particolari (poco più grande degli atomi) che poi portano anche allo studio dell’interazione delle proteine.
L’idea di base era di usare un liquido speciale che in condizioni di assenza di gravità permettesse di sviluppare delle forze che cambiano al variare della temperatura, cosa che sulla Terra al momento non sarebbe possibile fare. Questa è stata la base del ragionamento che ha portato avanti lo sviluppo degli esperimenti che poi sono stati svolti nello spazio.
Nel 2003 l’Agenzia Spaziale Europea ha scelto come candidata per la tecnologia per svolgere questo esperimento proprio una tecnica sviluppata all’Università di Milano. Tecnica che era nata prima del 2000, grazie a un professore che aveva usato l’approccio dell’errore citato in precedenza.
C’era qualcosa che non andava e si scoprì che era un fenomeno nuovo, con il quale si sono costruiti strumenti nuovi.
Il 12 settembre 2010 lo strumento viene installato sulla stazione spaziale. Arriva a raccogliere fino a un milione di immagini fuori fuoco, dalle quali si ricavano le informazioni relative a queste nanoparticelle grandi un millesimo del diametro di un capello. Interagiscono e si formano a seconda della temperatura a cui vengono sottoposte formando strutture cristalline, come succede con le proteine.
Anni di lavoro che ci hanno insegnato come dominare le forze, anche per il futuro. In diversi campi come la medicina e la farmaceutica, per poter essere anche in grado di riprodurre i fenomeni che avvengono nel nostro metabolismo e altri completamente nuovi.
Questo era il pezzo del puzzle mancante: il mondo della ricerca scientifica.
Mondo legato alle difficoltà dei rischi e della sperimentazione che guarda con positività al futuro.
Così si conclude l’ultima serata di SingularityU Legnano Chapter, dalla sede virtuale di The Zen Agency. Abbiamo parlato a 360° del mondo della Space Economy e sicuramente non è stato abbastanza. Abbiamo raccolto testimonianze di grandi realtà del territorio, studiosi e ricercatori in prima linea. Una coalizione di professionisti che ci hanno aiutato a capire come lo Spazio sia molto vicino a noi e come tutte le attività rivolte a esso siano tangibili anche sul nostro pianeta.
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