In piena emergenza, stiamo finalmente usando gli strumenti tecnologici come grande mezzo di benessere collettivo.
Nei primi giorni della diffusione del contagio da Coronavirus in Italia una persona mi ha fatto notare: “Pensavamo di essere ormai inattaccabili, grazie a tutta la nostra tecnologia. Invece…“. All’inizio ho pensato che aveva ragione, poi ho cominciato a rimuginarci sopra e ho capito che le cose non stanno proprio così.
La tecnologia fa parte della scienza, a cui ora tutti ci stiamo rivolgendo per sapere come comportarci per limitare il contagio e per sapere quando arriverà il tanto atteso vaccino. La tecnologia non è qualcosa che ci poteva e ci può evitare problemi come una pandemia, ma semmai può essere per noi una strumento di grande aiuto per sopravvivere e sconfiggere nemici come questo, nonostante noi stessi.
Sembra che all’origine della diffusione di malattie come il Coronavirus, ci sia la sempre maggiore tendenza dell’uomo a rubare spazio alla natura e agli animali selvatici, i principali portatori di questo tipo di malattie. Nonostante l’uomo, appunto, la tecnologia, quella buona, quella utile, non quella usata con superficialità e frivolezza, si è guadagnata il ruolo di protagonista positiva che prima faticava ad avere.
L’e-commerce, soprattutto quello alimentare, sta aiutando le persone in isolamento a rispettare le strette direttive antivirus. Ance se app e siti della grande distribuzione sono ora spesso intasati, continuano a essere un canale di approvvigionamento essenziale in queste settimane.
Sugli smarthphone, gli odiosissimi gruppi Whatsapp sono diventati insostituibili negli ospedali, dove gli eroici medici che stanno affrontando l’emergenza si scambiano informazioni utili, risultati di test e progressi fatti durante le loro battaglie quotidiane.
Skype, Zoom e tutti gli altri strumenti di video conferenza stanno aiutando tanti a lavorare e collaborare da casa, oltre che a vedere i propri cari, magari anziani e costretti a casa, per accertarsi delle condizioni di salute.
La tecnologia è poi anche quella che può salvare la vita. Un gruppo di scienziati è riuscito a usare una stampante 3D per produrre le valvole necessarie per il funzionamento di uno strumento di rianimazione. Il produttore non avrebbe potuto fornirle in tempi brevi all’ospedale di Chiari, in provincia di Brescia, una delle zone con più perdite e più casi di Coronavirus.
In Cina, il primo focolaio della pandemia, il colosso locale dell’e-commerce Alibaba ha messo a disposizione la sua ‘Alibaba Damo Academy’, uno spin off dedicato alla ricerca, per sviluppare un nuovo sistema di diagnosi basata sull’intelligenza artificiale. Questo sistema sembra essere in grado di rilevare, tramite scansioni tomografiche computerizzate (TAC), nuovi casi di Coronavirus con un tasso di accuratezza fino al 96%, il tutto abbattendo i tempi d’attesa dei tradizionali tamponi.
Altre forme di tecnologia esponenziale sono al lavoro per aiutarci in questa difficile battaglia, contro il virus e contro i nostri stessi limiti e debolezze.
La tecnologia, il digital, il web non sono solo fake news, haters e fantascienza. Sì, possono anche fare del bene se usati nel modo giusto.
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