Amore vero per Signal o è solo una scappatella? Cosa c’è dietro il boom di download della app di messaggistica open source.
Un semplice tweet di Elon Musk ha convinto moltissimi utenti fedeli alla famosa app di messaggistica WhatsApp a scaricare e usare Signal, un tool gratuito che fa della sicurezza il suo maggior pregio.
A partire dal 15 maggio 2021, per continuare a usare WhatsApp, l’utente dovrà accettare gli aggiornamenti riguardanti i nuovi termini e l’informativa sulla privacy. In caso contrario, il servizio verrà disattivato.
La modifica del contratto unilaterale dei termini e delle condizioni di servizio è qualcosa a cui, purtroppo, ci siamo abituati. In questo caso la preoccupazione è sull’interazione che WhatsApp potrebbe avere con Facebook, che dal 2014 è proprietario di WhatsApp (pagato una cifra vicina ai 19 miliardi di dollari).
La notifica inviata a inizio anno a tutti gli utenti dal software di messaggistica più usato chiedeva il via libera per quanto riguarda la gestione dei dati con connessioni a Facebook (senza dimenticare Messenger e Instagram) e questo ha sollevato discussioni e malcontento tra gli utenti.
Il regolamento europeo sulla tutela dei dati personali, il famoso GDPR, impone alle aziende una maggior chiarezza per quanto riguarda la pubblicazione di politiche sulla privacy. Se mai un giorno WhatsApp volesse condividere i dati degli utenti europei dovrebbe farlo nel rispetto del GDPR.
Quindi la preoccupazione è per ora infondata, almeno per quel che riguarda gli utenti europei di WhatsApp.
Tutto questo però ha riportato l’attenzione su problema molto più grande che ora facciamo fatica a gestire: per anni ci siamo abituati a regalare informazioni sensibili, senza sapere veramente a cosa andavamo incontro e come venissero effettivamente usate.
Anche se molti blog attribuiscono la migrazione degli utenti di WhatsApp verso Signal a una maggiore consapevolezza personale dei rischi per la privacy, le cose non stanno proprio così.
Elon Musk è uno degli imprenditori e innovatori più ammirati del mondo, un vero Influencer in grado di suscitare delle reazioni concrete i chi lo segue. L’invito a scaricare Signal non può essere attribuito al suo amore per la privacy, ma va collocato nel contesto politico americano attuale.
Il tweet di Musk del 7 gennaio 2021 è stato pubblicato il giorno dopo l’assalto al Congresso di Washington e la conseguente sospensione a tempo indeterminato dei profili social di Donald Trump. Pochi giorni dopo, il 14 gennaio 2021, in un articolo pubblicato su Forbes, il figlio di Trump ha pubblicamente chiesto a Musk un aiuto per “ridar voce” al padre.
L’azione del famoso imprenditore di Tesla sembrerebbe voler rivendicare la “libertà di espressione” dell’ormai ex presidente e come una ripicca verso l’azienda di Zuckerberg, una di quelle che ha espulso Trump dalla propria piattaforma.
Da qui l’impennata dei download dell’app Signal, un software non schierato ma, soprattutto, concorrente del WhatsApp di Zuckerberg.
The Signal app was downloaded almost 1.3 million times on Monday, according to data from Apptopia, a tracking firm. The encrypted-messaging app had been downloaded an average of 50,000 times a day prior to Musk’s tweet. (Cnet.com, 15 gennaio 2020)
Non so di cosa avere più timore, dell’influenza dei social sulla comunicazione, politica e non, delle oscure politiche di gestione dei dati personali dei grandi player di questo settore, della scarsa consapevolezza dei pericoli di sicurezza che corriamo, e, ultima ma non meno importante, del potere di condizionamento che hanno certi personaggi, come Elon Musk, a cui è bastato un tweet per provocare centinaia di migliaia di download di un’app (e se entrasse in politica?).
WhatsApp è stato solo la vittima di una guerra di potere. Per spostare in modo permanente gli equilibri dell’uso delle piattaforme più famose ci vuole però altro.
La forza dei sistemi di messaggistica sta nella diffusione e nella posizione dominante che hanno acquisito.
WhatsApp si è imposto e ha dominato il mercato occidentale della messaggistica istantanea tanto da essere diventato uno standard. Se molte più persone adottassero nuove app saremmo costretti a scaricare più di un’applicazione dedicata a questo scopo sul nostro smartphone. Abbastanza scomodo come scenario.
Le sempre nuove integrazioni di WhatsApp, inoltre, lo stanno rendendo sempre più gradito anche alle aziende.
WhatsApp Business è la versione dell’app, gratuita, pensata per piccoli imprenditori, che consente di interagire con i potenziali clienti, presentare prodotti, servizi e rispondere alle loro domande durante il percorso e l’esperienza di acquisto.
Ci sono poi alternative come Telegram, che si è ritagliato una sua nicchia ma è ben lontano dai numeri di WhatsApp, come Messenger o come WeChat, il vero antagonista di WhatsApp, dotato di molte più funzioni del rivale, leader assoluto in Cina, ma che non ha mai preso piede in Europa e Stati Uniti e che dal punto di vista della privacy lascia molto a desiderare.
Il dominio di WhatsApp è messo seriamente in pericolo dal problema privacy? Secondo me no. Voglia di provare qualcosa di diverso (Signal), la contingenza emotiva della questione Trump, l’invito a cambiare strumento fatto da un influncer del calibro di Elon Musk sono state le vere ragione di questa “scappatella” dalla routine di WhatsApp.
La consapevolezza del problema della tutela dei dati personali non è ancora così alta da spostare in massa gli utenti da un’app all’altra.
L’invito di Musk era una provocazione che è stata raccolta nell’immediato, ma quanti lasceranno definitivamente WhatsApp per Signal?
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