Loading...

Realtà Aumentata e Virtuale, esempi di come rendere l’immaginazione concreta

Imprenditoria e comunicazione: ecco come creatività e tecnologia possono migliorare e potenziare l’esperienza dell’utente.

Nella Mission Four di SingularityU Legnano Chapter abbiamo parlato di mondi reali e virtuali, delle loro interazioni e di quanto siano potenti le esperienze che fa vivere il loro connubio.

È su questo terreno che Realtà Aumentata e Realtà Virtuale entrano in gioco e si mettono al servizio delle persone.

Come di consueto, ne abbiamo parlato con persone impegnate con questo tipo di tecnologie in vari settori per scoprire alcune delle tante opportunità che AR e VR ci mettono a disposizione.

La tecnologia fa parte di noi, di Mick Odelli

Realtà Aumentata (AR) e Realtà Virtuale (VR) sono per me un lavoro.

Cos’è la tecnologia? Uno strumento e un linguaggio. Gli ultimi anni sono stati più veloci di tutti i secoli precedenti in ambito tecnologico.

Tutto corre, ma noi esseri umani rimaniamo mono-tasking. Il nostro cervello è rimasto quello di secoli e secoli fa. Siamo pensatori lineari in un mondo esponenziale.

Si dice che siamo ciechi sul futuro, le innovazioni ci precedono, non riusciamo a sfruttare l’esplosione di opportunità.

Dualità da contrastare tra quello che siamo, per natura, e quello che facciamo, cioè la tecnologia. Noi siamo tecnologia, la tecnologia è parte di noi, estendiamo continuamente I nostri limiti.

“La ragnatela è la tecnologia del ragno”.

La tecnologia si adatta a noi e viceversa, non dovremmo averne paura, ci aiuta a risolvere problemi. È qualcosa che ci estende nel tempo e nello spazio: capacità di calcolo, creatività (fotografica), ecc. Ci estende nella ricerca di vivere per sempre.

Fa parte di noi e ci permette di essere più grandi di quello che siamo.

Ci permette di estendere la nostra immaginazione.

“I sogni sono una realtà virtuale biologica”.

La VR ci dà la possibilità di vivere situazioni estreme e di vivere un’esperienza, rende l’immaginazione concreta. I creativi diventaranno i principali generatori di valore. Vogliamo vivere esperienze, perciò creatività ed immaginazione sono diventati essenziali in molti settori.

Stiamo passando dall’era dell’informazione, all’era dell’immaginazione. Tutto è disponibile, tutto si può imparare online, ora però bisogna trovare metodi per far assimilare queste cose, per attirare l’attenzione.

Oggi la tecnologia è un’attuatore d’immaginazione, ci permette di trasformare le informazioni in mondi. Pensiamo di essere razionali, ma siamo esseri emozionali, quindi tutto diventa esperienziale.

L’esperienza diventa parte della nostra vita, diventa memoria, parte di me e del mio viaggio. Se l’esperienza fa parte di noi, se la viviamo poi la condividiamo, quindi è un’arma molto potente.

L’informazione è disponibile, quello che aggiungiamo con AR e VR sono le sensazioni che ci stanno dietro.

“Siamo fatti di empatie e di esperienze, legate al nostro vissuto”. 

Con AR e VR ci possiamo mettere nei panni di qualcun altro, far vivere ad altri la mia esperienza.

Il video è comunque un ambiente controllato (dalla telecamera), la VR mi porta invece in un ambiente libero, in cui posso guardarmi attorno. Sono stimolato in modo diverso e con un’altra zona del cervello.

Il senso di presenza è un concetto che la tecnologia di oggi può dare molto di più che in passato.

Possiamo lavorare con questi tre tipi di realtà:

  • AR (Augmented Reality) si aggiungono altre cose a quello che vedo
  • VR (Virtual Reality) sostituisce interamente un mondo
  • XR (Mixed Rality) usa entrambe le cose

La creatività viene resa concreta dalla tecnologia e si passa dalla visione alla fruizione.

Ma è la tecnologia che dev’essere al servizio dell’uomo, non il contrario.

Il nostro corpo è rimasto indietro, la tecnolgia dev’essere sempre pensata in funzione dell’uomo. Quindi auspico che siano create sempre esperienze naturali, pensate sul viaggio delle persone, a misura d’uomo, per questo preferisco la XR.

Spesso ci dimentiamo che la tecnologia è uno strumento, ci aspettiamo che risolva Ie cose. Prima della tecnolgia, c’è il pensiero creativo che c’è dietro l’esperienza, quello che istiga, non per forza un mondo alternativo.

Di base siamo bambini curiosi. Quando usiamo la tecnologia allo scopo di rendere l’immaginazione reale, siamo tutti bambini.

L’esempio dal territorio, di Fabio Chinaglia

Con alcuni esempi, voglio spiegare come, partendo da una tecnologia, si possa fare impresa, sviluppando oggetti concreti e portandoli sul mercato.

La tecnologia non dev’essere fine a sé stessa, ma portare qualcosa di concreto. La cosa principale è trovare dei bisogni da soddisfare.

“Non amo il temine start-up, preferisco impresa. Impresa è una cosa difficile e per cui bisogna trovare un percorso”.

L’azienda HeadApp è stata un’impresa nata per sfruttare una nuova tecnologia innovativa nel campo della AR e dei Wearable Device.

Idea #1: Eye4Flight

Abbiamo applicato la tecnolgia nel campo del volo da turismo, in cui un problema è quello che il pilota da diporto si deve concentrare sull’ambiente esterno al velivolo ma anche su quello interno, sulla strumentazione.

L’uovo di colombo è stato quello di usare la tecnologia che era messa a disposizione in quegli anni, ad esempio, sui Google Glass per mettere a disposizione dei piloti quello che in modo più sofisticato hanno i piloti di aerei militari con gli Headapp Display (da qui il nome dell’azienda).

Abbiamo progettato uno strumento che permetteva su un piccolo schermo a disposizione del pilota di vedere i dati di volo senza guardare la strumentazione.

Questo tipo di tecnologia è molto disponibile, non si tratta di niente di sofisticato.

Quattro amici e una semplice tecnologia messa a disposizione su Raspberry.

L’importante è centrare l’idea è avere una validazione del prototipo dal mercato.

Presentato a una delle fiere di settore più importanti in Europa, questo strumento fu da subito un successo.

Idea #2: Eye4Task

Questo progetto aiuta le persone che fanno un lavoro tecnico molto specializzato, che lavorano sul campo e che hanno bisogno di informazioni.

Portare dei tecnici in zone remote dove hanno sede degli impianti (es. Pale eoliche) può essere difficile e dispendioso. Con il nostro visore, un tecnico può avere a disposizone delle informazioni su un display, dare dei comandi allo strumento, leggere QR code e allo stesso tempo, attraverso una telecamere, mostrare quello che vede ad altri tecnici, interagendo quindi con loro e avendo sempre le mani libere.

Eye for Task quindi rende possibile un modo di lavorare diverso e più sicuro e la condivisione delle informazioni.

Idea #3: Training specialistico

L’obiettivo in questo caso è dare modo a un tecnico di imparare e fare manutenzione senza dare accesso a un dispositivo molto complesso, come per esempio può essere un aereo militare.

Grazie a degli occhiali immersivi, il training viene fatto su un modello 3D completamente digitalizzato. Il tecnico può eseguire una procedura di manutenzione in modo molto preciso.

Lo strumento può tracciare il comportamento e verificare che la procedura venga fatta in modo corretto.

Il costo del training su un aereo reale sarebbe molto alto, grazie a una tecnologia come questa si può abbattere.

Questa tecnologia è a disposizione di tutti, tra virgolette; bisogna trovare il caso d’uso e costruire un modello. Nel nostro caso il difficile era costruire un modello 3D e un’interazione più vicina possibile all’esperienza reale.

Bisogna essere umili, essere artigiani della tecnologia. Non bisogna innamorarsi della tecnologia, ma trovare delle cose da fare e poi… farle!

Altra cosa importante è saperle raccontare, in questo gli americani sono molto più bravi di noi.

AR e Stampa, opportunità “phygital”, di Alberto Steffenini (Konica Minolta)

Le aziende Konica e Minolta sono partite dalla fotografia, ma poi, una volta fuse e ceduto a Sony quel ramo d’azienda, si sono dedicate come ‘Konica Minolta’  a dispositivi di stampa digitali professionali. Oltre a questo, oggi ci occupiamo dell’intero ciclo di vita del documento: acquisizione, digitalizzazione di processi fino a sviluppi di piattaforme di AR e in ambiti AI (Intelligenza Artificiale) e sicurezza.

La tecnologia ha ucciso la carta? Nel marketing lo strumento della mailing cartacea sta vivendo una seconda giovinezza. Il confronto sull’efficacia è a favore del cartaceo rispetto al digitale.

È una questione generazionale? È un falso mito, recenti ricerche ci dicono che i Millennials apprezzano molto la carta. Il messaggio è più personale, ma c’è di più.

Ricerche neurali danno risultati in favore della carta sul grado di attenzione del contenuto cartaceo rispetto al digitale, così come la reazione emotiva. Siamo più portati a desiderare un prodotto/servizio veicolato attraverso un messo fisico, come se avesse più valore.

Perché? Perché il nostro cervello è vecchio di migliaia di anni, siamo legati all’aspetto fisico.

La carta è anche esperienza: un libro lo tocco, lo soppeso, lo annuso, lo regalo, ci scrivo una dedica. Tutte cose che non posso fare con un mezzo digitale.

La carta quindi non è morta. Nel marketing, c’è un tema legato ai costi. La comunicazione digitale ci permette di raggiungere, a parità di costo, un pubblico molto più ampio.

Possiamo però cercare di dare più valore alla carta, provando a nobilitare il mezzo. Un esempio è il packaging del detifricio Colgate Total del 1997: un successo di vendite clamoroso e imitato, mentre il dentifricio all’interno della scatola era identico a prima. Poi anche Gillette ha saputo agire sul packaging, ottenendo maggiore riconoscibilità, velocità di attrazione e percezione della qualità.

La Realtà Aumentata è diventata una tecnologia di massa, in che modo può aiutare a dare più valore alla carta? Aumentando ulteriormente le qualità di efficacia comunicativa della carta che abbiamo appena citato.

L’esempio National Geographic: la copertina, inquadrata dallo smartphone, si anima e ‘prende vita’. Posso poi visualizzare dei modelli 3D di argomenti trattati nella rivista.

Grazie alla AR, è possibile combinare il meglio dei due monti, quello fisico e quello tecnologico.

La differenza col QR code? È radicale, il QR code è solo un automatismo che mi porta dal mondo fisico a quello digitale.

Attraverso la AR posso invece portare i contenuti digitali di qualsiasi natura nello stesso mezzo fisico.

I benefici della AR usata insieme alla carta:

  • Aumenta la customer experience
  • Crea maggior ingaggio
  • Efficacia misurabile (analytics)
  • Mi permette di modificare le campagne in tempo reale (es. A un volantino posso cambiare il contenuto AR associato)
  • Allunga la vita degli stampati
  • Si adatta a qualunque tecnologia di stampa
  • Semplice da implementare ed economica

La piattaforma AR di Konica Minolta si chiama Generate, è web based, facile e intuitiva.

AR/VR nella comunicazione, Simone Ramaccini (the Zen agency)

Nel 2003 veniva lanciato ‘Second Life’, un primo esempio di VR nel mondo digital.

Perché usare la AR in comunicazione oggi? Partiamo dal pubblico, dai consumatori e dall’esprienza che gli facciamo vivere coi nostri messaggi. Si aspettano che sia potenziata, più ricca.

Connessione emozionale

Coca Cola WWF e la sensibilizzazione sullo scioglimento dei ghiacci.

Risparmio, grazie ottimizzazione dei costi della carta.

Vendite e veicolazione di messaggi commerciali

Test di un prodotto virtuali, come provare la misura di un anello inquadrando la propria mano.

Informazione (Hyperlocal Adv)

In base alla posizione, i negozi della zona in cui ci si trovare possono fare dei push AR con le offerte disponibili.

Potenziamento del catalogo

Il caso Ikea nacque dal bisogno delle persone che volevano capire come un elemento d’arredo potesse stare a casa propria. https://youtu.be/uaxtLru4-Vw

Adv esperienziale

Caso della campagna per la nuova stagione di Walking Dead fatta da Sky Austrai, che si sviluppa nel mondo fisico per poi portare su un altro mezzo, la televisione.

Perché usare la Virtual Reality

Anche in questa situazione partiamo dai consumatori e dalla nostra audience. E come per la AR, sono sempre gli obiettivi di comunicazione a guidare la strategia e l’uso della VR.

Esperienza emozionale immersiva

Adidas arrampicata, rivivere la scalata.

100% dell’attenzione dell’utente: se vogliamo far vivere un’esperienza totalizzante.

Da storytelling a story-living: da mondo virtuale a mondo fisico

L’esempio di Renault Koleos che fa fare un test drive in aereo ai passeggeri.

Try before you by

Lowe è ferramenta americana che fa provare i prodotti in un ambiente virtuale.

Il Brand di birra ‘Old Irish’ si racconta come genuino irlandese, quindi ha fatto fare un viaggio in Irlanda con VR ai passanti di una piazza in Georgia.

Sono tutti esempi che, in base alle esigenze, attraverso la creatività, ci fanno usare la tecnologia per raggiungere gli obiettivi di comunicazione.

AR e VR nel turismo e l’esempio di Virtual Destination Italy, di Mauro Panebianco (PwC Italia)

Normalmente mi occupo di risparmio gestito, nel resto del tempo mi occupo di valorizzare il patrimonio artistico e culturale del nostro paese.

In Italia ci sono 55 siti UNESCO, con la Cina è il numero più alto detenuto da un solo paese.

La pandemia ha creato grossi problemi al turismo italiano, uno dei settori che rappresenta, con tutto l’indotto, il 12/13% del nostro prodotto interno lordo del nostro paese.

La pandemia ha limitato fortemente il movimento e le visite dei turisti nel nostro paese.

PwC col progetto Virtual Destination Italy ha voluto dare un sostegno al turismo, usando la tecnologia come fattore abilitante. La Val d’Orcia è uno dei 55 siti UNESCO italiani e ha potuto riprendere la propria promozione turistica grazie a AR e VR.

Abbiamo ripercorso l’esperienza dei nobili del 700/800/900 che venivano in Italia per vedere le bellezze del nostro territorio ricreando un Virtual Destination Italy.

Questi nobili percorrevano lo stivale da nord a sud per un anno per visitare l’Italia.

Attraverso un’App, con AR e VR, abbiamo accompagnanto i visitatori in questo Tour. Il turista si immerge in un viaggio d’altri tempi nella Val D’Orcia, un esempio positivo di come l’uomo abbia modificato il territorio.

Attraverso 12 storie, il turista ha un supporto nuovo ed esperienziale dei luoghi: può conoscere le storie, vedere come le costruzioni erano una volta, visitare anche posti chiusi al pubblico.

La App è in uso nei 5 comuni della Val d’Orcia attraverso dei tablet messi a disposizione dalle istituzioni locali.

I contenuti trattati sono i più vari legati al territori, da quelli storici alle curiosità, come i film girati nei luoghi della valle (es. Il Gladiatore e Il Paziente inglese).

La Val d’Orcia è una delle tre tappe di sperimentazione di Virtual Destination Italy, le prossime saranno in Veneto e in Sicilia, per un progetto che ambisce ad allargarsi ulteriormente.

Si tratta di un progetto per noi strategico che serve a rilanciare il turismo italiano.

Una ‘Brand New Fashion’ e la tecnologia che va di moda

SingularityU Legnano ha parlato di fashion dall’interno, dando voce a chi sta innovando direttamente dalle proprie aziende.

Il futuro del settore Fashion e Design è tutto da ridisegnare, e non solo a causa del lockdown. Sostenibilità, riuso, nuovi materiali e nuovi processi di ridistribuzione. Una nuova consapevolezza, anche, nei confronti del bello. La ‘fast fashion’ può essere ancora la risposta alla forzata bulimia di consumo? Esiste un modo per traghettare la moda nell’epoca post-Covid19?

Ne abbiamo parlato nella Mission Three del Legnano Chapter di Singularity University, con imprenditori che operano nel settore. Storie di aziende e persone che hanno già da tempo abbracciato l’innovazione tecnologia per affrontare i cambiamenti del mercato e della società e guardare con ottimismo al futuro.

I consumi e il settore moda oggi

Anche il mondo del fashion è stato colpito duro dal Covid-19. Lo ha spiegato Erika Andreetta, Consumer Markets Consulting Leader di PwC Italy: sui consumi c’è stata una diminuzione del 30% nel mondo. Prima della pandemia ci si aspettava di spendere di più rispetto all’anno precedente, ma in Italia il lockdown è stato più lungo del previsto e l’incertezza sulla stabilità del posto di lavoro ha bloccato la fiducia. Il Covid ha avuto un impatto sui consumi ma anche sulla filiera del tessile e del calzaturiero. Ora il settore è in ripresa.

Il consumatore ha cambiato le modalità di acquisto”.

Erika Andreetta (PwC Italy)

Con la diminuzione del reddito del 57% è diminuita anche la spesa per i consumi, con una previsione di -45%. È aumentata la home delivery, ma non si riescono comunque a coprire i volumi persi.

In periodo Covid è aumentato l’ordine online di generi alimentari, soprattutto le categorie base come farina uova e pasta ed è diminuita la vendita di piatti pronti, evidenza di un cambio delle abitudini. L’acquisto di calzature, abbigliamento e prodotti del beauty ha fatto registrare un meno 70%.

La filiera tessile ha avuto una riconversione solidale alla produzione di mascherine e camici, a supporto di ospedali e comunità locali. L’aspetto solidale è quello della collaborazione tra aziende competitor, che per i due mesi della quarantena si sono scambiate informazioni per la produzione in favore di chi era in prima linea contro il coronavirus.

Da sottolineare che la riconversione delle linee di produzione di molte di queste aziende è avvenuta per donare il materiale agli ospedali, rifiutando la cassa integrazione e pagando i propri dipendenti.

C’è un ritorno della tecnologia. Quello che poteva sembrare un uso solo per giovani, sta diventando necessario per tutti”.

Erika Andreetta (PwC Italy)

Gli strumenti digitali rendono più democratica la moda anche i più giovani e meno conosciuti riescono a farsi conoscere. Dobbiamo sfruttare i benefici che la tecnologia offre.

Un tessuto di nuova concezione che costa più dell’oro

Francesco Lazzati si occupa di Business development per Technow, azienda di famiglia del settore tessile, innovativa, che si occupa anche di tessitura, tintoria, resinatura, laminatura… Passaggi importanti per la qualità del prodotto.

Dal punto di vista della tecnologia, anche questo settore si è evoluto. Prima i cosiddetti ‘salti tecnologici’ erano diluiti nel tempo, ora l’innovazione è ogni sei mesi.

Per questo in Technow hanno deciso di non aspettare più le richieste dei clienti per far partire la ricerca e sviluppo (R&D), tutto parte dall’iniziativa interna.

Francesco Lazzati (Technow)

Un esempio concreto è il tessuto idrorepellente senza sostanze nocive o l’uso del grafene, un materiale di recente scoperta che consente di arricchire le proprietà di un prodotto: antibatterico, antistatico, conduttività termica.

La parte difficile nell’introdurre una novità come questa, il grafene, in azienda, è stata identificare un processo che riuscisse a mantenere le qualità del materiale anche quando magari è sottoposto a stress, per bilanciasse le sue performance ma anche che contesse i costi (il grafene costa infatti più dell’oro), per non andare fuori mercato.

Dopo un anno di tentativi e fallimenti, Technow sta iniziando a impiegare il grafene nell’abbigliamento di lusso.

Il valore del design e del brand

Stefano Aschieri è co-founder con il fratello di Wood’d, brand di oggettistica per la tecnologia. L’idea nasce dall’azienda di famiglia che lavora il legno e produce stuzzicadenti, appendini e oggetti per la grande distribuzione.

Con Wood’d, Stefano e il fratello riescono a distinguersi con qualcosa di diverso, puntando sulla qualità del prodotto e sul target degli oggetti di lusso.

Nel 2013 producono la prima cover per iPhone in legno, un prodotto Made in Italy dal prezzo elevato (40/50 euro) rispetto alle altre presenti sul mercato e questo li ha posizionati su un target alto spendente. Lo stesso anno, con Pitti Immagine inizia la loro avventura e ora le principali aziende del fashion sono loro clienti.

Stefano definisce il brand Wood’d un utility premium, cioè qualcosa che vale poco ma che grazie al design e al brand cresce, grazie anche alle tante collaborazioni con artisti che danno importanza alla loro community.

Lavorando molto con la Cina, anche per loro l’impatto negativo del Covid-19 si è fatto sentire.

Chi fa accelerare le start-up

Nazzareno Mengoni è il co-founder di Startupbootcamp, azienda che aiuta le start-up a crescere e affermarsi. Il 75% delle start-up che si affidano all’azienda riesce a sopravvivere, ed è interessante notare come il 42% delle start-up abbia una fondatrice donna.

Il programma di Startupbootcamp prevede una prima fase di scouting, poi una call con mille start-up che si propongono tra cui ne vengono scelte 250, infine le migliori 30 vengono invitate nella sede fisica e solo le migliori 10 possono partecipare al programma di accelerazione.

Le migliori imprese emergenti di solito sono quelle B2B”.

Nazzareno Mengoni ( Startupbootcamp)

Per costruire l’ecosistema per far crescere le start-up, Startupbootcamp si occupa di:

  • analisi del mercato
  • omnichannel e retail
  • sostenibilità come modello di business

Tra i partner dell’azienda ci sono Intel, Rabobank, Eneco e Lloyd Banking Group.

Trasformazione digitale anche per le fiere

Marco Carniello (Group Brand Director Jewellery & Fashion di Vicenzaoro) ha parlato di come col Covid “o ti evolvi o muori”.

Le fiere, ad esempio, si stanno integrando alla parte digitale, la parte fisica beneficia della simmetria informativa. La fiera è un momento di ispirazione, è una piattaforma che serve alla community. La commistione col digitale può fare in modo che le fiere diventino momenti di intervalli fisici trasmessi digitalmente tutto l’anno.

Marco è impegnato anche su Origin, fiera che nasce nel 2014 per dare voce alla parte della filiera concentrata sulla moda.

Capita di incontrare aziende che sono production driven, che magari sono piccole e non si sanno vendere bene”.

Marco Carniello (Italian Exhibition Group)

Le piccole e medie aziende di moda del Made in Italy possono presentare le proprie competenze ed essere seguite in un cammino di crescita.

Una delle fiere più conosciute, come Vicenzaoro, invece, ha un approccio nuovo, un nuovo modo di intendere il mercato. Uno degli aspetti più importanti di questa esposizione è proprio la sostenibilità.

Supportano i brand nel loro percorso di sostenibilità

Serena Moro è Head of Sustainability di Cikis, azienda nata nel settembre del 2019 e che si occupa di sostenibilità delle aziende di moda e di creare fiducia nei confronti di consumatori e clienti.

Serena ha raccontato di come i brand chiedano sempre di più di migliorare la qualità dei materiali. Cikis aiuta le aziende a trovare questi materiali, più sostenibili.

Quando si compra un materiale si compra tutta la filiera, così come il suo impatto energetico”.

Serena Moro (Cikis)

Cikis aiuta a implementare la tracciabilità di tutta la filiera, aiutando a conoscere gli altri fornitori che la compongono.

The Zen agency è sponsor di SingularityU Legnano Chapter: crediamo nella tecnologia esponenziale come strumento per la crescita del benessere delle persone. Agiamo in un contesto locale, ma parliamo di temi di interesse globale e formiamo comunità di pensatori che guardano al futuro, spinti dalla passione e dalla volontà di fare. Gli eventi che organizziamo riuniscono le persone per avere un impatto positivo, necessario per superare le grandi sfide dell’umanità.

Unisciti a noi! Partecipa ai nostri eventi, diventa un volontario o un relatore. Contattaci, ti aspettiamo.

Design e arredamento: la tecnologia è la grande opportunità

Ne hanno parlato importanti player del mercato nella Mission Two di SingularityU Legnano Chapter. Dal White Paper “DesignTech for future’, una tavola rotonda sul futuro e le opportunità che la tecnologia rende possibili.

In un momento di riflessione come quello che stiamo vivendo, il dibattito a livello locale su innovazione e tecnologia promosso da SingularityU Legnano Chapter si è occupato del rapporto tra la tecnologia e due eccellenze italiane e del territorio, l’arredamento e design.

L’obiettivo era quello di trovare spunti per il rilancio dell’economia dopo il trauma del Covid-19, e il pretesto è stato un documento, il White Paper ‘DesignTech for future’ prodotto da DesignTech Hub in collaborazione con esperti del settore italiani e stranieri.

Il lockdown? Un acceleratore

Il lockdown è stato lo stimolo per immaginare il futuro degli spazi, mettendo al centro design e tecnologia e coinvolgendo i più importanti player sui temi workplace, education, hospitality, retail e public spaces.

Photo by Victor He on Unsplash

Il risultato è stato un documento che è una traccia intellettuale in grado di farci visualizzare un futuro diverso, superando modelli obsoleti e grazie alla possibilità di sfruttare il potenziale della tecnologia a disposizione oggi.

I protagonisti del White Paper hanno raccontato la loro visione del DesignTech nella Mission Two di SingularityU Legnano Chapter, evento in web streaming andato in scena lo scorso 15 giugno.

Tecnologia, grande opportunità per il Made in Italy

Il White Paper ‘Design 4 Future’ nasce da una convinzione. La tecnologia all’interno dell’arredo dialoga con gli edifici, nelle smart home e nelle smart cities, e con le persone. “Ridefinire dal punto di vista tecnologico gli ambienti in cui viviamo, integrandoli nel design degli oggetti della nostra vita quotidiana, è una grande opportunità per il Made in Italy” ha detto Ivan Tallarico di DesignTech Hub.

L’innovazione ha bisogno del giusto contesto, che va creato e gestito. Bisogna dare vita a sistemi ampi di relazione, ambienti unici in cui conoscenza e valore economico si incontrano, cioè un ecosistema.

Gli ecosistemi oggi sono vitali, sono il modo in cui stimolare e favorire l’innovazione “e questo può avvenire solo quando si incontrano discipline diverse”, ha detto Domenico Agnello, Innovation Ecosystem Lead di PwC, “Questa multisciplinarietà implica una complessità, che va governata per diventare abilitatori di innovazione”.

Workplace: quale sarà il valore degli uffici?

Progettare e ripensare gli spazi ufficio è un tema di stretta attualità dall’inizio della pandemia. La tecnologia ha completamente cambiato la progettazione.

Già prima del Covid avevamo un modello”, ha raccontato Alessandro Adamo, Partner di Lombardini22 e DEGW Italy, “L’osservazione di un campione di organizzazioni ci diceva che la postazione di lavoro veniva occupata per il 50% del tempo. Quindi c’era già in atto una tendenza: il posto di lavoro era diventato dinamico. Da marzo tutte le aziende hanno dovuto rivedere gli spazi ufficio e si sono rese conto che il lavoro va avanti lo stesso”.

Photo by Proxyclick Visitor Management System on Unsplash

Il futuro degli spazi di lavoro? Dobbiamo considerare nuovi aspetti e focalizzarci sulla tipologia di persone che compongono l’organizzazione, sulle loro caratteristiche, in modo da definire un ambiente il più possibile rispondente a queste”.

Dovremo considerare l’oggetto edilizio come qualcosa di più fluido, come succede con il nostro ufficio. L’edificio non deve più nascere con una sola funzione, si deve adattare a più destinazioni”.

Della tecnologia dobbiamo esaminare il modo in cui entra nello spazio e nel vissuto, quali feedback ci dà, così da poterla aggiornare in base alle esigenze che cambiano”. Nel post Covid, il tema del ‘no touch’ è un’area di sviluppo importante e la tecnologia può dare grande supporto.

Cosa intendo con Figital? Una spazio fisico e non per forza un ufficio. In base alle nostre ricerche, durante la pandemia la casa si è fatta preferire nel confronto con l’ufficio: ti puoi concentrare di più, puoi fare call riservate. Il valore dell’ufficio rimane, ed è fatto delle collisioni casuali che oggi ci mancano, del senso di appartenenza e delle connessioni”.

L’ufficio oggi è uscito dall’ufficio, le attività individuali non hanno bisogno di essere fatte per forza lì. Il valore dell’ufficio rimarrà per tutto quello che è connessione fisica, per scambiare e condividere informazioni. Nel settore della moda e dell’architettura, i materiali devono essere visti e toccati, non è qualcosa di virtualizzabile.

Commistione e nuove contaminazioni

Parlando di incontro di più linguaggi e discipline, Massimo Mangini, Presidente del Gruppo Mangini, prevede una contaminazione, positiva, “tra le caratteristiche classiche dell’ufficio, come il design, e quelle del medicale, come i sistemi e i materiali sanificanti. Ma anche nel medicale entrerà il design, per umanizzare gli ambienti, renderli più idonei a persone, i pazienti, che hanno bisogno di maggiore attenzione”.

Sarà una contaminazione a doppia via grazie alla possibilità di importare tecnologia da altri ambiti.

Per il DesignTech, Milano potrà essere l’hub dell’innovazione?

Milano devo prendersi il ruolo di hub del DesighTech”, ha detto Marnix Schrooyen (Global Sales Director di Kreon), “non ha bisogno di sottovalutarsi. In meno di 10 anni la città è cresciuta molto, ha la cultura del ‘saper fare’ nel DNA”.

Photo by Daryan Shamkhali on Unsplash

Oggi l’innovazione, come l’economia, è senza confini, aperta a chi vuole contribuire. Milano dev’essere aperta a farsi contaminare a recepire gli stimoli e gli impulsi che provengono da ogni parte. Per fare questo le aziende del design devo avere una forte impronta digitale ed essere collaborative.

Mi piace dire che ci sono due tipi di innovazione, quella dovuta, quando arriva da una legge che la impone, è quella voluta, quando nasce da un desiderio e da una ricerca. Le vedere aziende innovatrici hanno questo curiosità” ha aggiunto Schrooyen.

Salone del Mobile e Innovation District

Milano quest’anno ha visto la cancellazione dell’evento più importante dell’anno per il mondo degli interni, Il Salone del Mobile. A fianco della Fiera di Rho, sede de Il Salone, è nato il MIND Milano Innovation District, un polmone dell’innovazione. Questi due grandi collettori di interesse si potranno influenzare a vicenda?

Per Alberto Scavolini (Ceo & Managing Director di Ernestomeda Spa) è molto facile pensare che ci sarà una commistione: “Sono affiancanti, qualcosa avverrà sicuramente, ci sarà chi visiterà il Salone e poi andrà al MIND e viceversa”.

L’innovazione deve partire dalle aziende”, ha proseguito Scavolini, “il Salone è una vetrina, un incubatore di innovazione a cui le aziende partecipano per presentare le proprie novità. Penso che la commistione col MIND ci sarà, anche se oggi è ancora difficile prevedere cosa accadrà dopo il Covid agli eventi fieristici”.

L’innovazione parte dalle aziende, anche le più piccole e anche dalle start-up.

Per le nostre aziende è importante trovare delle start-up in grado di integrare gli elementi che sono per noi più familiari, cioè design e performance”, ha commentato Mangini, “L’innovazione non è solo delle grandi aziende, è grazie alle piccole aziende che l’innovazione può anche essere sostenibile, perché possono sperimentare di più”.

Domotica + illuminazione di design: la bulding automation a km zero

Dopo la discussione, ecco qualcosa di pratico e concreto riguardo all’applicazione della tecnologia al design. Un caso studio che viene dal territorio.

Eelectron è un’azienda di domotica con sede a Legnano, Panzeri produce lampade di design e illuminazione architetturale a Biassono. Sono lontane solo mezz’ora in auto, ma le due aziende non si conoscono. A presentarle ci pensa Gianmaria Paganini di The Zen Agency, sponsor di SingularityU Legnano Chapter, che ha ascoltato i bisogni di entrambe e li ha messi insieme.

Da una parte, Eelectron è abituata a fare cose che non si vedono, incassate e nascoste nei muri. Dall’altra, Panzeri ha bisogno di un partner che sappia esaltare la sua produzione totalmente Made in Italy, a km zero, e integrarla con le tecnologie di building automation per passare quindi dall’elettrico all’elettronico.

Così la lampada da tavolo Jackie di Panzeri è diventata, grazie alla tecnologia di Eeelectron, ‘Jackie IoT’, un oggetto capace di dialogare con il sistema di office automation ‘OTOMO’ dell’azienda legnanese.

Non volevamo alterare l’oggetto, un prodotto già minimal e dal design riconosciuto e pluripremiato. Electron però è riuscita a inserire dei sensori in uno spazio ridottissimo, usando sia la tecnologia Bluetooth sia un luxmetro, per interagire anche con la luce naturale” ricorda Federico Panzeri, Global Sales Manager della Panzeri Carlo Srl.

La lampada è diventata così protagonista dell’Internet delle cose: “Un oggetto visibile con a bordo dei sensori che permettono non solo di gestire l’ambiente (illuminazione, temperatura) ma anche di prevedere scenari in base alle specifiche persone (presenza e permanenza) che vi entrano” ha commentato Daniele Caso, amministratore delegato di Eelectron.

SingularityU Legnano Chapter: crediamo nella tecnologia esponenziale come strumento per la crescita del benessere delle persone. Agiamo in un contesto locale, ma parliamo di temi di interesse globale e formiamo comunità di pensatori che guardano al futuro, spinti dalla passione e dalla volontà di fare. Gli eventi che organizziamo riuniscono le persone per avere un impatto positivo, necessario per superare le grandi sfide dell’umanità.

Unisciti a noi! Partecipa ai nostri eventi, diventa un volontario o un relatore. Contattaci, ti aspettiamo.

L’Intelligenza Artificiale ci aiuta a prendere decisioni importanti

Nella Mission One di Singularity University Legnano si è parlato di tecnologie che cambieranno le nostre vite e di etica.

La grande sfida della AI (all’inglese, Artificial Intelligence) è disegnare il futuro grazie alle sue enormi potenzialità, nel rispetto di canoni etici e delle nostre libertà.

È questo il messaggio finale emerso dalla Mission One di Singularity University Legnano Chapter,evento online che ha visto protagonisti due esperti del tema AI: Fabio Moioli di Microsoft e Massimo Pellegrino, Partner e New Ventures Lead di di PwC.

Perché abbiamo paura della AI

Forse da una questione culturale e dai film di fantascienza, quelli in cui i robot diventavano nemici degli esseri umani e ne prendevano il posto. Ci sono lavori verranno sicuramente automatizzati nel prossimo futuro, molti di più di quanto possiamo pensare. Fabio Moioli ha spiegato, però, con molti esempi concreti e reali, come i migliori risultati si ottengano dalla collaborazione tra l’intelligenza umana e quella artificiale.

Inoltre, ricordiamoci che l’AI si basa su algoritmi programmati da persone, dipendono dalle scelte degli esseri umani.

A me più dell’intelligenza artificiale, fa paura la stupidità umana”.

Fabio Moioli (Microsoft)

Sono i nostri difetti a potersi riflettere negli algoritmi, come i pregiudizi, la discriminazione o la corruzione. Gli algoritmi imparano da noi e, purtroppo, possono imparare anche queste cose.

Dove può arrivare questa tecnologia

È un po’ come chiedersi in quante applicazioni potremmo usare l’elettricità. Non lo possiamo sapere, l’orizzonte e molto ampio e ricco di possibilità e opportunità” ha commentato Moioli.

L’AI è, come la corrente appunto, una General Purpose Technology, gli ambiti di utilizzo sono i più diversi, dal business alla sanità, uno dei settori,quest’ultimo,con le maggiori prospettive per la ricerca e le diagnosi, per esempio.

Quello che dobbiamo capire è che la AI serve per aumentare la nostra intelligenza, per aiutarci a prendere decisioni importanti”ha aggiunto Moioli.

Fabio Moioli (Microsoft)

Dobbiamo porci un problema etico

Massimo Pellegrino risponde a questa domanda sulla scia di quanto spiegato da Moioli. L’AI è oggi pervasiva, è già nelle nostre vite in modo importante, anche se non ce ne siamo accorti. Prende decisioni, grandi e piccole.

Il problema etico nasce perché l’elevato numero di calcoli che compiono gli algoritmi matematici che compongono l’AI, rende difficile sapere come questa decisione venga presa.

L’Unione Europea è all’avanguardia sul tema dell’etica dell’Intelligenza Artificiale, probabilmente per ragioni culturali. Già sulla protezione dei dati personali ha il GDPR, una normativa moderna e che gli altri continenti non hanno. Dell’etica legata alla tecnologia ne ha fatto uno dei terreni su cui competere con Stati Uniti e Cina, che sono più indietro da questo punto di vista”.

Massimo Pellegrino (PwC Italy)

Su cosa si basa l’attenzione all’etica di questa tecnologia? Su dei principi fondamentali come:

  • La centralità delle persone: l’uomo può interagire con la tecnologia, ma deve sempre essere lui a decidere o a poter intervenire, in qualsiasi momento.
  • Qualsiasi tipo di intelligenza o tecnologia non deve danneggiare l’essere umano,né da un punto di vista psicologico né fisico.
  • La tecnologia non deve discriminare e deve rispettare principi di giustizia ed equità.
  • L’intelligenza artificiale deve essere spiegabile e trasparente.

Come riuscire ad applicare questi principi?L’UE ha scelto di far partire questa regolamentazione dalle applicazioni AI considerate più ad alto rischio, per mercati e tipologia. Massimo Pellegrino ha spiegato che “serve un processo di Governance, qualcosa che porti a una certificazione delle applicazioni di AI, come succede per i dispositivi medici e i bilanci delle grandi aziende”.

L’obiettivo della UE è quello di fare in modo che aumenti la fiducia sulle possibilità e le opportunità dell’Intelligenza Artificiale, considerando anche i potenziali rischi sulle applicazioni che hanno un impatto sulle nostre vite.