TikTok, cosa c’è veramente dietro il social network del momento?
Esiste un mondo parallelo al nostro, quello da cui entriamo grazie a Internet e attraverso lo smartphone, in particolare.
Dei primi dieci in questa speciale classifica, sette sono siti cinesi, pensati per il mercato interno del paese asiatico e frequentati praticamente solo da cinesi.
Scorrendo la lista troviamo molti altri siti cinesi e nessuno si rivolge a un pubblico internazionale. I motivi li possiamo intuire e sono politici (in Cina c’è una delle censure digitali più severe al mondo), culturali e linguistici.
Tra i social media, però, c’è una app di produzione cinese che negli ultimi anni si è fatta largo tra i big del settore per numero di iscritti e numero di download su scala internazionale. Parliamo ovviamente di TikTok.
Si dice che sia un social network che si rivolge ai creativi più giovani, teenager, ma c’è anche chi pensa che sia solo una questione di maturità del canale e che col passare del tempo lo useranno tutti, anche gli adulti. Per ora, i dati ci dicono che tra i creators più seguiti, in Italia, ci sono solo dei ragazzini:
TikTok è più volte finito sotto accusa, negli Stati Uniti (addirittura sulla questione privacy dei più piccoli) come in Italia, per la poca trasparenza sulla gestione dei dati personali degli utenti.
A preoccupare non è solo la privacy ma anche la destinazione e come vengono utilizzati i dati degli utenti.
“Dobbiamo sapere cosa accade e se ci sono pericoli” ha detto Antonello Soro, presidente dell’autorità garante per la protezione dei dati personali, sul social cinese.
La domanda che mi faccio è: come mai un social media ‘cinese’ si è aperto per la prima volta, così tanto e proprio ora, alla diffusione oltre la muraglia?
TikTok si sta facendo molta pubblicità non solo in rete, ma anche offline. Ha fatto ‘rumore’ la presenza di un suo spot pubblicitario tra quelli, costosissimi e dalla grande visibilità, visti durante il Super Bowl 2020, la finale del campionato di Football americano, l’evento televisivo più visto negli Stati Uniti.
A pensar male si fa peccato, ma l’interesse politico che c’è intorno a strumenti di influenza di massa, come Facebook, Twitter e compagnia, non può non farmi pensare che ci possa essere qualcosa di poco chiaro dietro la grande diffusione di TikTok. Complottismo? Forse, ma qualche indizio c’è e vorrei condividerlo.
In principio fu un viaggio sul Risciò
Per saperne un po’ di più sulla Cina, sono partito da un podcast giornalistico che si chiama ‘Risciò’, realizzato da Giada Messetti e Simone Pieranni, due profondi conoscitori di questa grande nazione.
Negli episodi del podcast dal titolo ‘La nuova via della seta’ e ‘Il Sogno Cinese’, si parla della visione politico-strategica, un progetto già avviato che ha l’obiettivo quello di far diventare la Cina il paese guida a livello mondiale, soppiantando in questo ruolo gli Stati Uniti e l’Europa.
Al centro del piano cinese c’è la diplomazia, ma non quella basata sul controllo, sul modello americano, ma sul consenso. Per guadagnare questo consenso, la Cina, attraverso le azioni di governo e le sue molte grandi aziende, tutte in qualche modo controllate dallo stato, sta aiutando altri paesi in difficoltà, investendo in zone del mondo in forte crescita e dispensando contribui senza chiedere niente in cambio dal punto di vista politico, ma guadagnando in riconoscenza e apprezzamento. Un modello ‘win-win’, da cui, teoricamente, tutte le parti traggono dei benefici.
L’azienda che ha prodotto TikTok si chiama ByteDance, su Wikipedia viene definita come ‘multinational internet technology company’ e ha sede principale a Pechino. Mi riesce difficile pensare che un’azienda cinese si possa definire ‘multinazionale’ nel modo liberista in cui concepiamo questo termine in occidente, e che lo stato non eserciti un qualche tipo di controllo, ingerenza o addirittura guida.
Parliamo dell’azienda che ha in mano il social network, TikTok, che nel momento in cui scrivo ha 800 milioni di utenti attivi in tutto il mondo, con il 41% degli iscritti che ha un’età compresa tra i 16 e i 24 anni.
Data la premessa di strategia e visione politica raccontata nel podcast Risciò, è così strano pensare che TikTok possa farne parte attivamente?
L’importanza dei social media nel condizionare le opinioni, anche politiche, della gente, è uno degli argomenti più caldi da quando sono diventati uno dei principali strumenti di propaganda e di investimenti in comunicazione di leader politici e partiti. Le entrate pubblicitarie di Facebook aumentano considerevolmente nei periodi in cui ci sono delle elezioni politiche, sappiamo che non è un caso.
Un strumento di condizionamento di massa?
TikTok ha aperto le porte di una piattaforma social Made in China al mondo occidentale e ha scelto come target i giovanissimi, gli adulti di domani, quelli che prenderanno le decisioni e condizioneranno, a loro volta, le opinioni dei più giovani.
Un paese che sta investendo tantissimo in data center e intelligenza artificiale per controllare tutto quello che è possibile controllare grazie ai Big Data e le tecnologie esponenziali, ha sicuramente considerato anche la questione ‘social media’, e non solo quella interna.
TikTok è il canale social del momento, quello in più forte ascesa, ed è iniziata la corsa alla presenza e al presidio di questa nuova community. Ma se è vero che oggi alle aziende viene chiesto di prendere una posizione rispetto ai grandi tempi della vita di tutti, dovrebbero essere consapevoli di dove stanno andando a pubblicare i loro contenuti. Quanto meno, dovrebbero prima farsi delle domande.
Chiediamoci perciò a cosa serve veramente TikTok, dove vanno a finire i dati personali degli iscritti e per cosa vengono usati.
Mentre ci stiamo preoccupando della pagliuzza, come la presunta pericolosità per la privacy della app di contact tracing Immuni, chiediamoci se magari non ci stia per arrivare nell’occhio una trave.